Conoscere e aiutare i ricci

Conoscere e aiutare i ricci

Costruire un recinto di prelibertà

Dopo aver trascorso l’inverno in cattività i ricci devono passare un periodo di ambientamento in un recinto in giardino per poter riacquistare i loro istinti selvatici.

Devono di nuovo essere in grado di cacciare, di farsi il nido, di vivere di notte e dormire di giorno e devono temere l’uomo.

In questa fase che dura circa due settimane dovremo minimizzare il contatto con loro lasciando il cibo di giorno, quando dormono, e osservare il loro comportamento la sera da lontano per verificare che stiano riacquistando la loro natura selvatica.

Il metodo più semplice per fare un recinto è quello di utilizzare le onduline di plastica.

Il recinto deve avere buone dimensioni, almeno 3x4metri, ma se è più grande è meglio ancora. I ricci hanno bisogno di tanto spazio per muoversi, scavare, esplorare e cercare insetti.
La lamina di plastica deve essere larga 1 metro, di cui una parte di 10-15 centimetri va interrata per evitare che i ricci scavino e fuggano. Quindi il recinto rimane alto almeno 80-90 cm per evitare che i ricci scavalchino e per impedire ai predatori, tipo cani, tassi e volpi, di entrare.

I ricci devono essere ben protetti perché se entra un predatore in un recinto chiuso non hanno alcuna possibilità di fuga.

Per interrare la palizzata basta fare una scanalature profonda 15 cm con una zappa.

Una volta interrata la lamina sarebbe opportuno mettere una fila di mattonelle di cemento lungo il bordo interno della recinzione e poi vanno coperte con la terra. In questo modo si impedisce ai ricci di scavare.

Per fissare il recinto bisogna utilizzare dei tondino da carpentiere, tipo quelli che usano per fare i pilastri delle case. Devono essere lunghi almeno 1,2 metri e vanno utilizzati come picchetti che vengono conficcati lungo il bordo esterno della palizzata alla distanza di 1 metro uno dall’altro. Vanno poi fissati alla plastica utilizzando un fil di ferro che viene fatto passare attraverso 2 buchi nella parete del recinto e attorno al tondino.
Il recinto va posizionato in un punto ombreggiato del giardino e all’interno vanno piazzate una o più casette sopraelevate di 3-4 centimetri per evitare che si allaghino quando ci sono forti temporali. Si può utilizzare allo scopo una mattonella di cemento o dei mattoni messi vicino come se fossero un pavimento e poi va posizionata la casetta sopra.
indispensabile una buona e ampia copertura di plastica sopra le casette per proteggerle dalla pioggia.

Le casette devono essere grandi, con un legno spesso almeno 1 cm di multistrato o abete e vanno riempite di foglie secche, furbo e paglia.
Bisogna lasciare anche un mucchietto di foglie e fieno fuori dalla casette in modo che i ricci lo utilizzino per completare il nido.
Oltre a lasciare acqua e cibo nelle ciotole, bisogna spargere un po’ di crocchette nella recinto in modo da stimolare i ricci a cercarle. È utile dare anche un pochino di prede vive, tipo camole della farina, 5-6 al giorno per soggetto. Non bisogna darne tante perché possono dare problemi metabolici.

Al termine delle 2 settimane, se il riccio dimostra di essersi inselvatichito possiamo aprire il recinto e lasciarlo andare.

È fondamentale per la sua sopravvivenza che posizioniamo fuori dal recinto una mangiatoia con crocchette tutte le sere e un bel sottovaso pieno d’acqua di fianco.
Questo garantirà a tutti gli animali rilasciati un supplemento di cibo nel caso in cui non fossero in grado di trovare abbastanza prede.

Sono tempi difficilissimi per gli animali selvatici. Pensate che in 30 anni l’uomo ha spazzato via tre l’80% dei mammiferi del pianeta. I ricci come tanti altri animali si stanno estinguendo ma se noi li aiutiamo rendendo i nostri giardini più naturali, lasciando cespugli, prati con l’erba alta fino alla fioritura, alberi, uno stagno e acqua e cibo costanti daremo loro la possibilità di sopravvivere.

Ricordatevi che senza animali e alberi noi non possiamo assolutamente vivere.

Se sparirà la biodiversità ci estingueremo presto anche noi, pensate all’esempio delle api.

Cerchiamo di coinvolgere il maggior numero possibile di persone ad aiutare gli animaletti che vivono nei nostri giardini. Un piccolo passo fatto da molti può determinare un risultato enorme.

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Come costruire una mangiatoia

Una nuova vita per le cassette da vino

Per somministrare il cibo ai ricci che girano nel giardino è necessario allestire una mangiatoia di legno con una piccola apertura in modo da impedire l’accesso a cani, gatti e altri animali.
La via più comoda e veloce è quella di utilizzare una scatola di legno, tipo da 6 bottiglie di vino, alla quale si pratica un’apertura 10×10 cm nel lato più stretto.
Poi si posiziona la mangiatoia in una parte tranquilla del giardino, possibilmente sotto un cespuglio, in modo da permettere ai ricci di arrivarci agevolmente. È bene porre un telo di nylon antipioggia sulla parte superiore della mangiatoia e stabilizzarla mettendovi sopra dei mattoni, per evitare che cani e gatti la muovano o la capovolgano nel tentativo di raggiungere il cibo.

Il cibo, crocchette per gattini a base di pollo, va messo alla sera, in una ciotola, al fondo della mangiatoia, dalla parte opposta all’ingresso per impedire che i gatti possano raggiungerlo
All’esterno, di fianco alla mangiatoia, va posizionato un sottovaso grande e basso, tipo quelli verdi, pieno di acqua fresca. Bisogna mettere una pietra all’interno del sottovaso per evitare che venga capovolto.
In alternativa alla scatola di legno, si può utilizzare una scatola di plastica grande. Bisogna praticare un buco di 10×10 cm nel lato più stretto. Per evitare che gatti piccoli entrino è necessario mettere un mattone all’interno della scatola di plastica, davanti all’ingresso, distanziato di 10 cm dall’apertura.

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Il giardino ideale

La razza umana ha messo in pericolo gli equilibri della Natura, ma noi, anche nel nostro piccolo, possiamo agire per migliorare la situazione, iniziando dai nostri giardini e poderi.
Cespugli, come biancospino, ligustro, sambuco, more e lamponi sono un ottimo rifugio per i ricci e tanti piccoli uccelli.
Mettiamo a dimora anche qualche albero da frutta di varietà antiche resistenti a siccità e malattie.
Manteniamo un’area di prato con l’erba alta fino alla fioritura, per attirare insetti e farfalle.
Creiamo un piccolo stagno con i bordi pianeggianti come fonte d’acqua.
Lasciamo alcuni cumuli di foglie e fieno in un angolo del giardino: sono un ottimo posto per fare il nido.
Meravigliose e molto utili sono le case per gli insetti.

Lasciate in un angolo una mangiatoia per i ricci sempre provvista di crocchette e alcuni sottovasi bassi e larghi pieni d’acqua (conviene mettere una pietra dentro per stabilizzarle).
Mettete anche qualche nido e mangiatoia per gli uccelli e, ovviamente, cibo anche per loro.
Praticate piccoli buchi 10×10 cm in ogni lato della recinzione in modo che i ricci possano entrare a due-tre metri di distanza l’uno dall’altro.
Non usate mai lumachicidi, pesticidi, erbicidi e veleni per topi.
Più l’ambiente sarà sano per gli animali, più manterrete un equilibrio che gioverà tantissimo alla vostra salute.

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Ospiti in giardino

Lasciare del cibo ai ricci è un buon modo per aiutarli in periodi di difficoltà, quando, come in estate e autunno, acqua e insetti scarseggiano o, come in primavera, sono debilitati dal letargo.

Lasciamo sempre un sottovaso colmo di acqua fresca (con una pietra al centro, per evitare che venga capovolto) e una ciotola di crocchette o umido per gattini, possibilmente a base di pollo o manzo e non di pesce (è un sapore che non gradiscono molto), all’interno di una mangiatoia di legno. Leggi anche – Come costruire una mangiatoia

La mangiatoia va collocata sotto un cespuglio in un punto tranquillo del giardino, coperta da un telo di nylon per la pioggia e stabilizzata mettendoci sopra dei mattoni. Le crocchette secche si conservano per 3-4 giorni fuori all’umidità poi, se non vengono mangiate, bisogna sostituirle.
Noi di solito consigliamo di usare una marca di crocchette per gattini, di piccola pezzatura, in modo che siano più facili da masticare. Scegliete sempre delle marche di buona qualità per non creare problemi epatici e digestivi ai ricci.

Si possono aggiungere alla dieta sopraindicata anche uova sode (ma solo ogni tanto), carne di pollo bollita senza condimenti, carne di manzo tritata scottata, qualche pezzo di mela o pera (da evitare la frutta troppo zuccherina come le banane).

Cibi assolutamente dannosi per i ricci

– LATTE DI MUCCA: (sia i ricci lattanti che quelli adulti non lo digeriscono e possono morire di indigestione e pancia gonfia)
– PANE: che forma una massa stopposa che può rimanere bloccata in gola.
– FRUTTA SECCA: tipo noci, nocciole, mandorle (tossiche), uva passa, ecc., perché può incastrarsi in gola e nel palato.

Da evitare anche di dare troppe camole della farina e del miele, perché possono creare uno squilibrio metabolico del calcio con conseguenti assottigliamento e deformazione delle ossa, che possono addirittura fratturarsi. Spesso vengono utilizzate per stimolare il riccio a cacciare le prede vive. In ogni caso le camole vanno date in piccole quantità. I ricci ne sono ghiotti e, se si abituano, si corre il rischio che non mangino più nient’altro.

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Come sono e come si comportano

I ricci sono tra i più antichi mammiferi: i loro antenati vivevano sulla Terra più di 65 milioni di anni fa. L’aspetto attuale di questi animali muniti di aculei risale a circa 15 milioni di anni fa. I ricci sono animali notturni, si nutrono di insetti e d’inverno vanno in letargo. In Europa vive il riccio europeo occidentale (Erinaceus europaeus L.1758). In media un adulto è lungo 25 cm (coda esclusa) e pesa circa 950 grammi. I maschi pesano un po’ di più rispetto alle femmine. Per affrontare bene il letargo i ricci dovrebbero pesare almeno 700 grammi.

La mortalità nel primo anno di vita è molto alta: tra il 60 e l’80%. In natura l’aspettativa di vita si attesta tra i 2 e i 4 anni, a causa dei numerosi pericoli che si trovano ad affrontare, in un ambiente fortemente influenzato dall’uomo. Sotto costante controllo medico, anche in caso di disabilità, possono vivere 5-7 anni e in rari casi superarli.

In media 5 cuccioli per nidiata

La gestazione dura 35 giorni e l’allattamento circa 42. Una mamma di solito dà alla luce dai 2 ai 10 cuccioli (in media cinque), che pesano tra i 15 e i 25 grammi, come 2 cioccolatini. Quando i piccoli nascono sono tutti bianchi, con occhi e orecchie chiusi. Li apriranno solo verso il 14° giorno di vita.
Intorno ai 30 giorni di vita mettono il naso fuori dal nido e iniziano a seguire mamma riccia, di notte, per imparare a cacciare gli insetti. Verso le 8 settimane compiute hanno ormai gli aculei marrone-beige, sanno cacciare e nutrirsi da soli, hanno imparato a costruirsi un riparo e a stare in guardia da pericoli e predatori: sono pronti per andare per il mondo.

Una pallottola spinosa

Quando nascono i ricci hanno un centinaio di aculei bianchi, sotto la cute del dorso; negli animali adulti si contano tra i 6000 e gli 8000 aculei rigati, di colore marrone/beige. Gli aculei rivestono il dorso ed i fianchi del riccio, dall’attaccatura della fronte fino alla coda. In caso di pericolo o se vengono toccati, i ricci si raggomitolano e rizzano gli aculei grazie all’aiuto di migliaia di piccoli muscoli. La forma difensiva a palla è resa possibile dalla contrazione di una particolare fascia muscolare circolare, posta sulla schiena (musculus orbicularis).

Maschio o femmina?

Per verificare il sesso di un riccio occorre osservare la posizione e la forma degli organi genitali. Il pene del maschio sembra un bottone ed è posto dove ci si aspetterebbe di trovare l’ombelico. La vagina della femmina è invece posta immediatamente prima dell’apertura anale.

Nasi fenomenali

I ricci hanno un eccellente senso dell’olfatto, che serve loro per trovare i propri simili o il cibo.
Le loro orecchie sono in grado di percepire gli ultrasuoni e attraverso il corpo riescono ad avvertire le vibrazioni sul terreno prodotte dal movimento: questa capacità si rivela provvidenziale in fase di caccia.
Sono animali notturni e pertanto la loro vista è poco sviluppata.

Silenziosi? Mica tanto

Chi pensava che i ricci fossero animaletti silenziosi si sbagliava. Emettono soffi, gemiti, stridii e sbuffi. I suoni emessi, in particolare dalla femmina, nonché i lunghi preliminari, fanno sì che il rituale del corteggiamento e dell’accoppiamento sia anche conosciuto come “carosello dei ricci”.
Se hanno paura o provano dolore, emettono un suono simile a quello di una sega metallica. Quando hanno fame i cuccioli emettono un pigolio simile a quello degli uccellini.

Quando è tempo di riposare

I ricci spesso amano fare il nido sotto i bancali, le cataste di legna, i cespugli e i cumuli di fieno e foglie. I nidi costruiti per il letargo sono termicamente ben isolati e più duraturi di quelli “da riposino diurno”

In letargo, per sopravvivere all’inverno

Per sopravvivere durante l’inverno, quando il cibo scarseggia, i ricci vanno in letargo. Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno i ricci cercano di mangiare quanto più possibile per accumulare scorte di grasso da utilizzare come riserva di energia.

Durante il letargo tutte le attività vitali vengono ridotte al minimo: il cuore rallenta, passando da 180 battiti al minuto a circa 8 battiti al minuto; il respiro si riduce da 40/50 atti respiratori al minuto fino a 3 o 4 respiri al minuto. La temperatura corporea si abbassa da 36° fino ad arrivare ad un minimo di 5°.
Nel corso del letargo i ricci perdono dal 20 al 30% del loro peso corporeo. Grazie alla riduzione al minimo delle loro funzioni vitali, possono sopravvivere anche per mesi senza cibo.

Ricci? … Anche un po’ orsi

Se si esclude il periodo dell’accoppiamento, i ricci sono animali che non amano avere una vita sociale. Sono solitari e non mantengono i legami familiari. I maschi si accoppiano con più femmine e non partecipano all’allevamento dei cuccioli.

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S.O.S Cuccioli

Tra fine aprile e settembre, i piccoli ricci vengono al mondo e può capitare di incontrarli o imbattersi in un nido. Se danneggiamo inavvertitamente un nido di ricci, bisogna cercare di ricomporlo e allontanarsi, monitorandolo da distante, per vedere se la mamma è nei paraggi e se torna dai piccoli. Il pericolo, infatti, è che la mamma abbandoni la cucciolata se è stata spaventata o il nido distrutto. Se ci fosse impossibile ricomporre il nido e occorresse assolutamente spostarlo, bisognerà sistemarlo in un luogo sicuro e protetto da eventuali predatori. Sarà necessario indossare dei guanti, in modo da non lasciare traccia di odore umano che potrebbe indurre la mamma a non accettare più i cuccioli. Evitare di TOCCARE O PRENDERE IN MANO i neonati senza guanti, perché la mamma, percependo un odore umano, potrebbe abbandonarli o addirittura mangiarli

Se i cuccioli sono molto piccoli, rosa, con gli occhi chiusi e gli aculei bianchi e corti, sono ancora lattanti e quindi più a rischio. Se invece sono grossi come un mandarino, con pelo dappertutto, aculei grigi e occhi aperti, verosimilmente sono ricci già svezzati, quindi un po’ più forti e più autonomi.

Cosa significa non trovare più i cuccioli dopo alcune ore che abbiamo disturbato il nido?
Capita spesso che la mamma ritorni dai piccoli e decida di spostarli in un posto più sicuro.
La cosa importante, quando ricomponiamo un nido, è accertarsi che sia sufficientemente al sicuro da predatori e che i cuccioli non siano feriti.
Se, dopo una quindicina di ore la mamma non è tornata, occorre intervenire per salvare i piccoli.
A volte la mamma non dorme vicino ai cuccioli, ma a breve distanza specialmente quando i piccoli hanno più di 2 settimane. Ma in ogni caso di giorno deve sempre essere nei paraggi, a poca distanza dal nido.
Quando vengono abbandonati o la mamma è morta, i piccoli tendono ad uscire dal nido e sparpagliarsi in cerca di cibo e della mamma.

QUANDO È NECESSARIO INTERVENIRE?

Vanno SEMPRE recuperati i cuccioli lattanti (più piccoli di un mandarino, senza pelo, con aculei bianchi e corti) che girano in giardino o sono da soli nel nido da oltre 15-20 ore: sono un bersaglio facile per i predatori e non sono in grado di sopravvivere da soli.
Dopo 24 ore senza il latte materno, le possibilità di sopravvivenza per i cuccioli si riducono drasticamente. Dopo 48 ore i danni organici da disidratazione diventano irreversibili, per cui se troviamo dei piccoli abbandonati da più di 20 ore non bisogna esitare e portarli SUBITO ad un centro di fauna selvatica.
I cuccioli sono delicati e solo mani esperte possono aiutarli. A volte capita che muoiano per soffocamento o polmonite causata dal liquido finito nei polmoni per colpa di un maldestro tentativo di dare loro da bere (polmonite ab ingestis). NON improvvisarti infermiere veterinario, NON rischiare la loro vita.
I cuccioli svezzati, (con occhi aperti, pelo dappertutto e aculei grigi e lunghi) tendono invece ad uscire dal nido, soprattutto di notte, a seguito della mamma, per imparare a cacciare.

È buona cosa lasciare per loro crocchette per gattini ammollate in acqua e umido a base di manzo e pollo in ciotole basse, tutte le sere e controllare come crescono.
I cuccioli già svezzati vanno soccorsi se danno segni di debolezza, sono feriti e stanno fermi all’aperto o camminano in pieno giorno.
I ricci delle cucciolate tardive autunnali, che nei mesi di ottobre e novembre pesano meno di 450 grammi, vanno SEMPRE recuperati, perché sono troppo gracili per andare in letargo e superare l’inverno. – Leggi anche: Come trasportare un riccio

>> Scrivici su Messenger o chiamaci al numero 324 098 0940 (Solo emergenze in Piemonte. No Sms. No WhatsApp) li ospiteremo volentieri per tutto l’inverno, garantendo loro cibo a volontà e un ambiente caldo e confortevole.

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I maggiori pericoli

Il giardino per il riccio è un ottimo posto per cacciare, farsi il nido e vivere.
Si stima che circa metà dei ricci vivano ormai attorno alle nostre case, essendo il loro habitat sempre più ristretto dall’espansione delle monocolture e dalla cementificazione selvaggia.

Purtroppo i ricci hanno vita difficile accanto a noi. Sebbene ci siano alcuni vantaggi per questi animali che trovano attorno alle case acqua e cibo per gatti, molti sono i pericoli che incontrano sulla loro strada.

I ricci spesso amano fare il nido sotto i bancali, le cataste di legna, i cespugli e i cumuli di fieno e foglie. Quando si mette in ‘ordine’ il giardino occorre agire con consapevolezza e cautela.

Ecco i pericoli più frequenti

– Decespugliatori e frese. I ricci amano passare il tempo sotto i cespugli e nell’erba alta dove trovano fresco e protezione dai predatori. Se non si controlla prima di tagliare e se non si procede con cautela, si rischia di ferire a morte questi animali, che di fronte ad una minaccia tendono ad appallottolarsi più che a scappare. Anche una ferita non mortale può essere estremamente pericolosa, perché può infettarsi o attirare le mosche che vi depositano le uova. Dopo poche ore, con il caldo, le uova si schiudono e le larve divorano vivo il povero riccio.

– Tombini aperti, buche, trappole. I ricci hanno una pessima vista e spesso cadono in buche, tombini, canali di scarico lasciati aperti. Se non vengono prontamente recuperati rischiano di morire di sete, di fame e di stenti. Bisogna sempre coprire i buchi con tavole di legno o grate.

– Reti delle recinzioni. Le reti delle recinzioni sono molto pericolose, soprattutto quelle a maglie medio-larghe perché i ricci ci si infilano nel tentativo di entrare in giardino e poi non riescono più a indietreggiare a causa degli aculei. Diventano così trappole mortali. Bisogna mettere la rete ad almeno 10 cm dal terreno in modo che il riccio possa passarci sotto agevolmente oppure fare dei buchi di 12x12cm alla base, ogni 2-3 metri e per ogni lato della recinzione in modo da creare dei passaggi. I ricci hanno bisogno di almeno 2-3 ettari di terreno, prati e cespugli, per trovare insetti a sufficienza.

– Spazzatura di plastica e non solo. Bisogna sempre fare attenzione a non lasciare la plastica in giro e raccogliere quella che troviamo. Sacchetti, borse, bottiglie, reti e anelli di plastica, mascherine sanitarie, con i loro anelli, possono diventare trappole mortali. Inoltre gli animali possono ingerire dei pezzi di plastica che causano blocchi intestinali o soffocamento.

– Fuochi di sterpaglie e cumuli di fieno. Bruciare i rovi è una pratica barbara (e vietata dalla legge), che causa la morte di tanti piccoli animali, che non riescono a fuggire in tempo. I falò di rami, foglie e fieno raccolti in giardino sono pericolosi perché questi mucchi di materiale sono spesso il nido dei ricci e di altri animali. Se proprio non potete farne a meno, controllate prima sotto con un rastrello, evitando di usare i forconi, e accertatevi che non vi siano animali. Conviene bruciare creando un mucchio di fianco ad una certa distanza da quello vecchio, dal quale prelevare il materiale poco alla volta. Se troviamo una cucciolata per favore lasciamo stare, rimettiamo rapidamente a posto come prima e allontaniamoci senza fare rumore per non far fuggire la mamma. Diamole il tempo (1 mese e mezzo) per allattare i cuccioli. Lasciamo alcuni cumuli in giardino come rifugio per i ricci. Invece di bruciare le foglie e il fieno possiamo utilizzarli come compost; sono un ottimo concime naturale per il giardino.

– Pesticidi, erbicidi, lumachicidi e topicidi. Evitiamo sempre l’uso di veleni in giardino perché oltre a nuocere gravemente agli animali sono pericolosissimi anche per noi. I lumachicidi sono letali per i ricci perché possono essere ingeriti direttamente o tramite le lumache di cui i ricci sono ghiotti.

– Piscine e stagni. Sia le piscine che i laghetti possono costituire un serio pericolo, soprattutto le prime perché hanno le pareti ripide che impediscono ai ricci di uscire. Dopo alcune ore muoiono affogati e sfiniti. Occorre sempre che ci sia un lato quasi orizzontale che permetta agli animali di uscire. Nelle piscine si può mettere un asse di legno a pioli in obliquo, appoggiata sul fondo da un lato e sul bordo dall’altro. Esistono anche in commercio isole galleggianti. Oppure si può coprire la piscina di notte con un telo riavvolgibile o creare una recinzione attorno. Molto importante lasciare sempre dei sottovasi d’acqua fresca in giardino, per evitare che i ricci assetati cerchino di abbeverarsi in piscina.

– Compostiere. Le compostiere spesso sono il rifugio di tanti ricci e anche fonte di cibo per loro perché piene di insetti. Facciamo attenzione quando rimescoliamo il materiale a non usare il forcone per non infilzare i ricci.

– Cani. Vi sono molti cani con forte istinto predatorio che attaccano e feriscono gravemente, spesso mortalmente, i ricci. É bene sempre fare dormire i cani in casa durante la notte o in un recinto apposito. Se sentiamo abbaiare insistentemente in un punto corriamo subito a vedere perché potrebbe esserci un riccio in balia del vostro cane. Se trovate un riccio in bocca ad un cane dovete sempre controllare entrambi e portare il riccio da un veterinario per assicurarvi che non sia ferito. Fate attenzione, che non sia una femmina con i cuccioli. Se l’animale è ferito bisogna controllare in giardino che non vi siano i piccoli in attesa del ritorno della mamma. Se ci sono piccoli, vanno recuperati e portati al Cras più vicino.

– Cibo improprio. Spesso c’è l’abitudine di lasciare pane e latte in giardino per nutrire i gatti. Mai dare il latte di mucca ai ricci perché potrebbe essere mortale. Non lo digeriscono affatto e non va bene nemmeno per i gatti. Lasciate piuttosto acqua fresca, crocchette e umido per gattini a base di pollo e/o manzo (no pesce).

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Cosa mangiano

I ricci sono insettivori onnivori. La loro dieta base è costituita per lo più da scarafaggi, millepiedi, forcelline, lombrichi e in minor misura da lumache, lumaconi, uova di uccelli, carcasse di animali, frutta, radici di erbe e vegetali.

Insetti, ma non solo

Spesso troviamo i ricci a mangiare il cibo dei cani e dei gatti nei nostri giardini. Purtroppo l’uomo ha distrutto gran parte del loro habitat costituito da cespugli, sotto i quali si rifugiano, e da prati dove trovano gli insetti.

L’uso abbondante e scellerato di pesticidi e di erbicidi in agricoltura e giardinaggio ha spazzato via gran parte della popolazione di insetti che sono il loro cibo favorito. Per questi motivi i ricci si sono adattati a vivere in città e nei giardini e a cibarsi degli avanzi.

>> Se trovate ricci in giardino, per sapere cosa lasciargli da mangiare, cliccate qui

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Come trasportarli

Prendi il riccio con attenzione, usando un panno o un paio di guanti da giardiniere per non pungerti. Mettilo in uno scatolone con accanto una boule dell’acqua calda, avvolta da un asciugamano di spugna. Copri il riccio con una copertina di pile, in modo che si senta protetto. Cerca di maneggiarlo e muoverti con cautela, facendo poco rumore, per evitare di spaventarlo. Ricordati sempre che è un animale selvatico! Conviene coprire la scatola con una rete antimosche per evitare che le mosche depositino le uova su eventuali ferite

Ogni vita vale e intervenire tempestivamente è essenziale per salvare quella di chi è in difficoltà.

Come trasportare i cuccioli orfani?

Bisogna metterli in una scatola da scarpe sopra una boule dell’acqua calda (a 38 gradi) avvolta da un asciugamano di spugna integro e coperti con un panno di pile. La scatola va messa in casa, al sicuro da cani e gatti, e va coperta con una rete antimosche.

Come trasportare mamma e cuccioli?

Se il nido è completamente distrutto o fosse in pericolo allora occorre recuperare mamma e cuccioli e portarli subito in un centro recupero animali selvatici. Perché se la famigliola viene spostata in un altro posto, che potrebbe anche sembrare idoneo ad accogliere il nido, è probabile che la mamma abbandoni i cuccioli.
La mamma va messa in uno scatolone a parte rispetto ai cuccioli perché durante il trasporto potrebbe mangiare i cuccioli a causa dello stress.
Quando si trasportano mamma e piccoli, in due scatole diverse, bisogna assolutamente fare silenzio e agire in fretta, per non spaventarli.

Se hai dubbi scrivici su Messenger o chiamaci al numero 324 098 0940 (Solo emergenze in Piemonte. No Sms. No WhatsApp) per avere indicazioni su cosa fare, oppure contatta il Centro di recupero di fauna selvatica più vicino.

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Riconoscere l’emergenza

Questa sezione si propone di fornire alcune indicazioni utili in caso di “incontro” con un riccio, ma non si può sostituire alla visita di un veterinario.

 

Sei di fronte a un riccio in difficoltà e devi intervenire quando:

 

– Il riccio è allo scoperto, di giorno
– È fermo in mezzo alla strada
– È stato attaccato da un cane
– È rimasto intrappolato in una rete di recinzione
– È caduto in una piscina
– È rimasto imprigionato in un buco, un tombino, una cantina, senza possibilità di uscire
– È rimasto rinchiuso in una trappola per topi
– È stato ferito da un decespugliatore o altro attrezzo da giardinaggio
– È stato investito
– È rimasto ustionato
– Quando ti sei avvicinato è rimasto inerte, coricato su un fianco

Leggi anche: I maggiori pericoli

 

Come capire se il riccio è in gravi condizioni e ha bisogno di aiuto

– Verifica se si chiude appallottolandosi e se tutte le zampine restano ben aderenti al corpo
A – Se si chiude bene, formando una palla rotonda, allora è in buone condizioni
B – Se resta coricato su un fianco allora è ferito e forse collassato
C – Se si è appallottolato, ma una zampina resta fuori, probabilmente è fratturata o lesionata
– Se ha il corpo freddo e gli aculei opachi allora è in stato di shock o molto debole o gravemente ferito
– Se perde sangue dalla bocca o dal naso, probabilmente ha un trauma cranico
– Se ha sangue sul corpo è stato ferito.
– Se vomita sangue, potrebbe aver mangiato veleno per topi
– Se ha una forma molto allungata e quando si chiude ricorda una palla da rugby allora è molto magro e gravemente debilitato
– Se è coperto sugli aculei e sul pelo da una coltre bianca di uova (simili a chicchi di riso o segatura) o infestato da larve, probabilmente ha qualche ferita poco visibile e quelle sono larve di mosca carnaria, che gli stanno mangiando la carne viva. Non c’è un minuto da perdere: va urgentemente portato in un centro di recupero animali selvatici per la rimozione immediata delle larve o da un veterinario.
– Se è infestato da più di 10-20 zecche

 

In tutti questi casi il riccio va raccolto e portato da un veterinario o al Cras più vicino. >> Scrivici su Messenger o chiamaci al numero 324 098 0940 (Solo emergenze in Piemonte. No Sms. No WhatsApp)

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